Le montagne che cambiano, l’Himalaya
A Torino, lo studio geologico dell’Himalaya può essere intrapreso fin da studenti.
Le montagne intorno a noi cambiano continuamente e spesso ce ne accorgiamo perché i cambiamenti sono veloci come accade ad esempio per i terremoti, le frane o il ritiro dei ghiacciai. Altre volte i cambiamenti sono più lenti, al di fuori della “immediata” percezione umana e seguono i ritmi plurimillenari della Terra. E allora bisogna andare a cercare i segnali di questi cambiamenti nelle rocce che costituiscono l’ossatura delle montagne e nei sedimenti che derivano dal loro progressivo, lento ed inesorabile smantellamento. I ricercatori di Unito studiano da anni la catena di montagne più famosa del mondo: l’Himalaya. Questa lunga catena con i suoi ottomila, è un eccezionale laboratorio naturale di ricerca.
A Torino, lo studio geologico dell’Himalaya può essere intrapreso fin da studenti. Giorgia Carano, una studentessa della Laurea Magistrale in Scienze Geologiche Applicate a Torino, ha saputo sfruttare l’opportunità di un bando Erasmus Extraeuropeo 2019/2020 per visitare e approfondire questa fantastica geologia e svolgere le attività di terreno finalizzate alla sua tesi. Il progetto è stato cofinanziato dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino per incentivare la mobilità internazionale. Il periodo di studio è stato svolto nell’ambito di una collaborazione tra Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Torino ed il Central Department of Geology della Tribhuvan University di Kathmandu (Nepal) e nell’ambito di un progetto di ricerca nazionale PRIN 2015 dal titolo “The subduction and exhumation of the continental lithosphere: their effects on the structure and evolution of the orogens”.
Giorgia ha passato oltre un mese, in Himalaya Centrale per la sua tesi (relatrice Prof.ssa Chiara Montomoli, Università degli Studi di Torino) e ha potuto visitare l'area dell'Annapurna Range (Nepal Centro-Occidentale) dove ha effettuato una cartografia geologica e svolto analisi delle strutture deformative lungo due grandi valli: la Modi Khola ed il Mardi Himal. Ha raccolto campioni di rocce (c. 40 kg), per ulteriori analisi ed approfondimenti per decifrare i cambiamenti qui registrati. Ad accompagnarla in quest'avventura è stato, oltre alla guida Sherpa, il Dr. Salvatore Iaccarino, ricercatore di Geologia Strutturale del Dipartimento di Scienze della Terra di Unito.
Oggetto di studio è stato il South Tibetan Detachment System (STDS), un importantissimo sistema di faglie e zone di taglio con cinematica normale, che può essere seguita per oltre 2000 km lungo tutta la catena Himalayana. Il STDS, lambendo anche la parte sommitale dell'Everest (8848 m) è la faglia più “alta” del Mondo (Carosi et al., 1998). L’esempio mostrato nella foto seguente è riferito al STDS nella zona del Mt. Machapuchare (6993 m) all'interno dell'area di studio di Giorgia. Il STDS mette a contatto, in questa zona, rocce sedimentarie al di sopra con gneiss di medio-alto grado metamorfico al di sotto.
Panoramica dell'architettura strutturale nell'area del Mt. Machapuchare, dove è possibile osservare le deformazioni connesse al South Tibetan Detachment System