L'arte di Fatma Bucak a Torino
I lavori dell'artista turca indagano la complessa dimensione della politica attuale turca con una particolare attenzione alla censura.
Si inaugura oggi, martedì 31 ottobre alle ore 16.30, presso la Biblioteca Storica di Ateneo "A. Graf" dell'Università di Torino, la mostra “Remains of what has not been said” dell’artista turca Fatma Bucak che per l’occasione terrà una lectio magistralis.
La realizzazione della mostra, che resterà aperta dal 2 al 10 novembre, ha visto il coinvolgimento di 20 studenti e studentesse di UniTo dei Dipartimenti di Culture, Politica e Società e di Giurisprudenza attraverso la partecipazione al laboratorio “Arte, Diritti Umani e Attivismo”, coordinato da Lisa Parola, curatrice della Fondazione Sardi per l’Arte in collaborazione con il Prof. Alberto Oddenino e la Prof.ssa Marinella Belluati.
Il percorso di approfondimento del rapporto tra arte e diritti umani ha portato gli studenti ad incontrare Bastiaan Arler, artista e designer, Maria Centonze della Fondazione Merz, Sergey Kantsedal, curatore di Kiev e ad approfondire i movimenti artistici in atto nei paesi arabi del Mediterraneo grazie all’intervento della Prof.ssa Rosita di Peri.
Ogni tassello è servito a comprendere meglio il lavoro di Fatma Bucak, una ricerca che si concentra sull'identità politica, la mitologia religiosa e il paesaggio come spazio di rinegoziazione storica. Il lavoro recente pone una particolare attenzione anche alla censura dei media e all'ambiguità che i mezzi di comunicazione ufficiali utilizzano per veicolare informazioni rispetto alla violenza e alla limitazione di diritti.
Durante gli orari di apertura della mostra gli studenti coinvolti nel percorso vestiranno i panni dei mediatori culturali per presentare ai visitatori che lo vorranno l’opera esposta. L’installazione è composta da una serie di fotografie ottenute secondo un processo temporale che ha previsto la raccolta e la catalogazione quotidiana dei principali giornali turchi per 84 giorni a partire dal 7 febbraio 2016, giorno del massacro di Cizre nel sud-est della Turchia.
La mostra si apre con il video "Scouring the press" in cui due donne curde e l'artista vengono riprese mentre lavano le pagine dei quotidiani raccolti sino a renderle opache, anonimi fogli privi di contenuto. Ad accompagnare questa performance video una serie di 84 fotografie nelle quali l’acqua sporca, utilizzata per il lavaggio dei giornali, è raccolta in contenitori di vetro segnati ognuno da una data che le mani dell’artista porgono verso il pubblico.