La nuova frontiera del teatro è l’intelligenza artificiale
In occasione della giornata mondiale del teatro, il professor Antonio Pizzo ci racconta come l’Università di Torino contribuisca alla sperimentazione in campo teatrale
Non c’è, forse, linguaggio così curioso del nuovo e del mondo come il teatro che, forte di una storia antichissima, si proietta verso il futuro impavido e senza remore. Il 27 marzo è da cinquantasette anni la Giornata mondiale del teatro. Istituita nel 1961 a Vienna, durante il IX congresso dell’International Theatre Institute, fu festeggiata per la prima volta l’anno seguente su iniziativa del grande drammaturgo francese Jean Cocteau.
Oggi come ieri, il teatro – in particolare le sue anime più inquiete e spavalde – sperimenta nuove forme espressive. E anche le università partecipano attivamente all’innovazione in campo performativo. L’Ateneo di Torino lo fa da anni. Antonio Pizzo, docente di Drammaturgia della performance al Dams, è direttore del CIRMA (Centro Interdipartimentale di Ricerca su Multimedia e Audiovisivo) ed è uno dei fondatori di Officine Sintetiche, progetto, promosso da Università di Torino, Politecnico di Torino e compagnie sul territorio, che coniuga ricerca, formazione, produzione ed eventi dal vivo.
“Officine Sintetiche – spiega Pizzo – si occupa di attività performative legate alle arti dal vivo interattive. Con noi hanno collaborato artisti del calibro di Marcel.lì Antunez Roca, fondatore de La Fura dels Baus, con cui abbiamo prodotto uno spettacolo inserito all’interno del cartellone del Teatro Stabile di Torino. Il coinvolgimento degli studenti è fondamentale, in ogni ambito fino alla vera e propria produzione. Non sono stati, infatti, rari i momenti in cui, oltre alle attività laboratoriali, hanno partecipato alla realizzazione finale del prodotto”.
Se Officine Sintetiche ha finora proposto un approccio più “classico”, contaminando i linguaggi dell’audiovisivo con quelli della performance “mettendo al centro l’idea di interattività automatica, ovvero di processi automatici che permettono a eventi in scena di comandare eventi audiovisivi”, la frontiera più affascinante del teatro intermediale è, ora, quella che coinvolge l’intelligenza artificiale, in quanto potenziale motore della messa in scena. “Con il CIRMA – aggiunge il docente – abbiamo recentemente lavorato, insieme a Officine Sintetiche, a una produzione-laboratorio in cui una narratrice costruisce un racconto con l’aiuto del computer, attraverso un algoritmo che osserva il pubblico, ne riconosce le emozioni e, poi, suggerisce come continuare la storia”.
Il teatro ha vissuto, fin dalla sua nascita, di contaminazioni: “Dagli anni Ottanta dello scorso secolo in poi, piuttosto che concentrarsi sulla spettacolarità, il teatro si è concentrato sull’interazione tra i linguaggi dei vari media e le varie tecnologie. Si è parlato, appunto, di teatro intermediale, che costruisce il proprio senso e l’efficacia comunicativa attraverso il modo in cui fa interagire media differenti”.
Adesso, la sfida è stata spostata nel campo dell’intelligenza artificiale. Solleverà questioni etiche? “Uno degli obiettivi dei prodotti artistici è sollevare questioni etiche”, sottolinea Pizzo. “L’intelligenza artificiale sta proponendo una nuova forma di espressività e si candida a essere un nuovo linguaggio espressivo”.
D’altronde, se Aristotele sosteneva che il piacere della conoscenza fosse pari al tutto, “il teatro continua a farci conoscere”. E ampliamo la nostra conoscenza anche con il corpo e con il gesto. “La performance ha la capacità di farci conoscere attraverso l’esperienza della nostra presenza”, precisa Pizzo.
L’interdisciplinarietà è il futuro. “I linguaggi digitali – conclude il professore – hanno sdoganato anche le competenze teatrali, magari il prossimo videogioco multimilionario sarà progettato da qualcuno che sapeva fare teatro o la prossima interfaccia parlante sarà scritta da qualcun'altro che ha competenze drammatiche. Questo è un ulteriore aspetto interessante: esportare le competenze”.