La nanotecnologia per curare i tumori difficili
I ricercatori di UniTo hanno testato una nuova terapia anti-tumorale con le nanobolle
Il tumore anaplastico della tiroide, seppur raro, è una delle malattie più letali e a oggi non esiste una cura in grado di modificarne la sopravvivenza. Anche la chemioterapia con doxorubicina ha un tasso di risposta molto basso.
Il gruppo di ricerca dell’Università di Torino, guidato dalla Dottoressa Maria Graziella Catalano, del Dipartimento di Scienze Mediche, ha testato, in un modello animale, l'efficacia anti-tumorale di una nuova terapia combinata che usa nanobolle caricate con doxorubicina e onde d'urto extracorporee.
Le nanobolle, particelle piccolissime, costituite da un guscio esterno e da un nucleo di gas, possono trasportare diversi farmaci sino al tessuto tumorale, dove il farmaco può essere rilasciato in risposta a stimoli fisici. Le onde di urto extracorporee, onde acustiche ampiamente usate in urologia per il trattamento dei calcoli renali sin dagli anni ‘80, possono essere applicate con alta precisione nella sede del tumore anche in profondità e determinano aumento della permeabilità della membrana cellulare.
Nel modello animale, il trattamento combinato permette alla doxorubicina di raggiungere selettivamente il tumore, risparmiando i tessuti sani. Il risultato è una riduzione della crescita del tumore stesso. Inoltre, la doxorubicina caricata in nanobolle non si accumula nel cuore, evitando così effetti tossici a tale livello.
Il miglioramento degli effetti anti-tumorali della doxorubicina insieme alla prevenzione del danno cardiaco suggeriscono pertanto che la combinazione di nanobolle caricate con doxorubicina assieme alle onde d’urto extracorporee possa essere un nuovo promettente approccio terapeutico per il trattamento del tumore anaplastico della tiroide anche nell’uomo, dove peraltro tale efficacia andrà confermata con i dovuti trial clinici, seguendo percorsi scientificamente congrui.
La possibilità, inoltre, di somministrare selettivamente chemioterapici caricati in nanobolle e utilizzare le onde d'urto extracorporee, dotate di alta precisione anche in profondità, al fine di rilasciare il farmaco nella sede del tumore rende questa nuova strategia terapeutica realizzabile anche per altri tumori solidi aggressivi in cui la chemioterapia rimane ancora la prima opzione.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Endocrine-Related Cancer della Society for Endocrinology: “Combining doxorubicin-nanobubbles and shockwaves for anaplastic thyroid cancer treatment” by Francesca Marano, Roberto Frairia, Letizia Rinella, Monica Argenziano, Benedetta Bussolati, Cristina Grange, Raffaella Mastrocola, Isabella Castellano, Laura Berta, Roberta Cavalli, and Maria Graziella Catalano. Endocrine Related Cancer, 2017. DOI 10.1530/ERC-17-0045.