La Via della Seta riparte da UniTO con il progetto SERICA
L’iniziativa mira a studiare testimonianze culturali, fonti letterarie e documentarie e manufatti relativi alla celebre Silk Road
Oltre 8mila km di strade e di vie carovaniere intercorrevano tra l’impero romano e quello cinese. Oggi, i cammini della Via della Seta tornano a essere percorsi grazie a SERICA (Sino-European Religious Intersections in Central Asia. Interactive Texts and Intelligent Networks), il progetto biennale congiunto dell’Università di Torino e dell’Università di Pisa finanziato dal MUR con una somma complessiva di 1.430.000 euro.
L’iniziativa, che partirà ufficialmente in primavera, mira a studiare testimonianze culturali, fonti letterarie e documentarie e manufatti relativi alla cosiddetta Via della Seta (o, più propriamente, Seidenstraße, dato che il termine fu coniato verso fine Ottocento dal geografo tedesco Ferdinand von Richthofen nell'introduzione all'opera Tagebucher aus China), una fitta rete vie di comunicazione, commerci e relazioni che tentarono di unire Europa e Asia a partire dalla spedizione di Alessandro Magno (IV sec. a.C.), passando per il Medioevo fino all’età moderna. L’obiettivo è offrire, per la prima volta, un racconto esauriente e analitico della celebre Silk Road.
Durante il progetto verrà svolta un’attività interdisciplinare che, in stretta collaborazione con la sede pisana, metterà a disposizione della comunità scientifica materiali digitalizzati, immagini e mappe interattive. Questi elementi, in futuro, potranno facilitare le attività di ricerca, dare vita a ricche attività di terza missione e procedere nella direzione di una forte apertura verso l’Oriente e l’Asia, attività che l’Università di Torino sta già perseguendo da anni. Il gruppo di ricerca prevede anche eventi pubblici, mostre, pubblicazioni in stretta sinergia con altri enti territoriali che verranno contattati nei prossimi mesi.
L’unità di Torino, diretta dal Andrea Balbo, professore di Lingua e letteratura latina, comprende sinologi (Stefania Stafutti e Monica De Togni), indologi (Alberto Pelissero), filologi classici e papirologi (Rosa Maria Piccione), tutti afferenti al Dipartimento di Studi Umanistici, oltre a storici della tardoantichità (Maria Goretti Castello), del Dipartimento di Studi Storici. Insieme a loro parteciperanno assegnisti e borsisti dell’ateneo torinese.
«Credo che questo progetto possa rappresentare un segno tangibile dell’importanza della ricerca umanistica nell’università di oggi e della sua connotazione pluridisciplinare e aperta alle collaborazioni» dichiara il responsabile scientifico Andrea Balbo, che aggiunge: «La relazione fra antico e moderno è essenziale per intendere il mondo di oggi e per costruire quei ponti tra Occidente e Oriente, tra popoli e culture di cui abbiamo sempre più bisogno».