Il turismo in montagna in tempo di CoViD-19, la percezione dei Gestori dei Rifugi alpini
“Montagne affollate”, “Impianti aperti: la montagna riparte”, “Boom di richieste per le seconde case”: sono solo alcuni degli ultimi titoli pubblicati sulla stampa specializzata e generalista sulla cosiddetta ripartenza della montagna post lock-down.
Da più parti si è parlato di opportunità per la montagna, di turismo di prossimità, di garantire grandi numeri in sicurezza, ma quale è l’opinione degli operatori e, fra essi, di coloro che rappresentano la montagna nella sua essenza, ovvero i Gestori dei Rifugi?
Per rispondere all’interrogativo, i Professori Riccardo Beltramo e Stefano Duglio, dell’Università di Torino, hanno avviato una ricerca su tutto l’arco alpino. Hanno interpellato i Gestori per operare un’analisi comparativa tra l’offerta di ospitalità odierna dei Rifugi alpini rispetto a quelle di 10 e 20 anni fa, sull’esperienza dei Gestori e sulla percezione che hanno della domanda espressa dagli ospiti e, in relazione all’impatto del fenomeno CoViD-19, sugli effetti in termini di presenze, ricavi e costi di gestione.
Sono stati contattati circa 600 gestori in tutto l’arco alpino, a cui è stato chiesto di compilare un questionario. Hanno risposto in 127 (21,7%) un dato del tutto ragguardevole se si considera che indagini di questo genere fanno registrare normalmente tassi di risposta del 10-12%.
Il grado di adesione risulta differenziato a seconda delle regioni. Hanno risposto il 50% dei Gestori dei Rifugi valdostani e liguri, il 22% dei piemontesi e friulani, il 16% dei Gestori dei Rifugi lombardi e veneti e l’11% del Trentino Alto Adige.
Le 39 risposte dei Gestori piemontesi rappresentano il 30% del campione, ed altrettanto rappresentativa è la quota dei gestori lombardi.
Per quanto riguarda il Piemonte, il 54% dei Gestori del campione opera in un rifugio di proprietà del CAI, il 28% nella struttura propria e il 18% in un rifugio di proprietà di enti diversi. Per il 64% si tratta di rifugi alpinistici.
In termini di capacità ricettiva complessiva, i 39 rifugi piemontesi contano 1475 posti-letto (mediamente 38), 1805 coperti all’interno (in media 47) e 1159 all’esterno (in media 30). Il 21% riceve ospiti lungo tutto l’anno, il 36% nel periodo primaverile ed estivo e il 44% nell’estate.
I Gestori concordano, praticamente all’unanimità, sul fatto che la tipologia di ospiti sia cambiata nel tempo, a livello generale e, in misura meno intensa, anche per quanto riguarda il loro Rifugio. Ai tradizionali fruitori, rappresentati da escursionisti, alpinisti, gruppi CAI si sono ag- giunti negli ultimi anni, famiglie, mountain-bikers e falesisti. Di conseguenza, anche l’offerta è cambiata ed ha dedicato una maggior attenzione all’attività di ristorazione e alle attività accessorie all’ospitalità, tra le quali, a titolo di esempio: Accompagnamento naturalistico e alpinisti, Organizzazione di eventi culturali e sportivi, Estate-ragazzi, Allestimento di pareti di arrampicata e Biblioteca.
Dall’indagine deriva un quadro policromo, come è variegato il mondo dei rifugi alpini, che concorda però, su alcuni aspetti di base. È netta e preponderante la convinzione che, nonostante la pandemia, sarà possibile aprire le strutture ed accogliere gli ospiti; i gestori stanno comunicando ai potenziali ospiti, attraverso i propri siti o canali social, quali misure stanno adottando per accoglierli in sicurezza. Proprio Internet rappresenta una delle vere innovazioni degli ultimi vent’anni che hanno interessato i Rifugi: quasi l’80% dei rifugi ha un sito Internet personale e per il 94% dei rifugi contattati è possibile la prenotazione via mail. Inoltre, è anche praticamente unanime l’attivazione di canali social così come la convinzione che essere sui social sia importante per promuovere le attività del rifugio.
Se si considera la percezione che i Gestori hanno per l’iniziata stagione, i Rifugisti esprimono delle preoccupazioni condivise: quasi il 50% prevede una contrazione del giro d’affari tra il 40 e il 60% e circa il 20% tra il 60 e l’80%. Inoltre, oltre il 50% dei gestori stima l’aumento dei costi di gestione per le misure di sanificazione, gli interventi per la messa in sicurezza degli spazi co- muni (sale da pranzo, sevizi igienici, ecc...), l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, dei prodotti igienizzanti, nella misura tra il 20 e il 40%.
La fase di elaborazione dei dati è in corso di approfondimento, i risultati dell'indagine saranno oggetto di pubblicazione.