Il Prof. Alberto Bardelli è il primo italiano a vincere il premio ESMO per la ricerca traslazionale
Il prestigioso riconoscimento rimanda al contributo che le sue ricerche sulla biopsia liquida hanno dato alla medicina di precisione nella cura del carcinoma del colon retto
Il Prof. Alberto Bardelli, Docente presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e Direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare dell’Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo, ha vinto il Premio 2017 per la Ricerca Traslazionale della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) per i suoi studi sulla “biopsia liquida”, esame necessario per monitorare l’andamento dei trattamenti clinici del cancro del colon retto.
"Bardelli è un genetista di fama mondiale nell'ambito della medicina di precisione. Il suo lavoro innovativo ha aperto la strada per ottimizzare le diagnosi e le opzioni di trattamento per i pazienti affetti da cancro al colon retto - ha dichiarato il Prof. Christoph Zielinski, uno dei membri della commissione di premiazione dell'ESMO - e lo ha reso uno degli scienziati più insigni nel campo della ricerca traslazionale".
È la prima volta che un italiano riceve questo prestigioso riconoscimento, assegnato da diciotto anni dall’ESMO, un’organizzazione internazionale composta da oltre 16mila membri provenienti da 130 Paesi e leader a livello mondiale nell’educazione e nella divulgazione oncologica.
"L'Università di Torino è stata fondamentale per il mio percorso formativo - ha dichiarato ai nostri microfoni il prof. Bardelli - mi ha dato l'opportunità di crescere e formarmi in un ambiente estremamente dinamico e multidisciplinare come il Dipartimento di Oncologia. Ho potuto accedere a diversi finanziamenti europei e attraverso l'attività didattica ho avuto la fortuna di contribuire alla crescita professionale dei miei studenti che spero possano ritornare a fare ricerca in Italia. L'Università di Torino spinge moltissimo verso questi nuovi Grant Europei e sempre di più sarà importante sfruttare questi canali per poter consentire a questi ragazzi, che si sono formati da noi e poi sono andati all'estero, di rientrare a fornire le competenze. Altrimenti li formiamo perché vadano a sostenere la ricerca in qualche altro Paese europeo o mondiale".
ASCOLTA L'INTERVISTA AL PROF. ALBERTO BARDELLI