Menzione speciale dal CMCC Award al podcast di Frida sui cambiamenti climatici
Il progetto "Da clima a fondo" riceve l'importante riconoscimento, assegnato in collaborazione con Radio3 Scienza, "per l’alta informatività e l’alta qualità tecnica”
Da clima a fondo, il podcast realizzato dalla redazione di FRidA UniTo in collaborazione con The Climate Route, ha ricevuto la Menzione Speciale intitolata a Rossella Panarese nell’ambito del CMCC Climate Change Communication Award "Rebecca Ballestra", che promuove e premia le iniziative più creative e di impatto nel campo della comunicazione dei cambiamenti climatici. La Menzione Speciale è assegnata in collaborazione con Radio3 Scienza, il quotidiano scientifico di Rai Radio 3 (ideato nel 2003 da Rossella Panarese), media partner dell’iniziativa e punto di riferimento per la comunicazione della scienza in Italia.
Il podcast racconta in cinque episodi - divisi ciascuno in due parti - tutto (o quasi) quello che c’è da sapere sulla crisi climatica, per comprenderla e imparare ad affrontarla. Il lavoro, prodotto a Radio 110 (la radio di Ateneo coordinata dall'Ufficio stampa), è stato selezionato dalla giuria del CMCC “per il suo approccio multidisciplinare, l’attenzione posta nell’offrire una diversità di voci e di sguardi, l’alta informatività e l’alta qualità tecnica”.
La redazione di Frida UniTo è formata da Mariella Flores, Giulia Alice Fornaro e Dunja Lavecchia, a cui abbiamo chiesto, nel giorno della consegna del riconoscimento, di raccontarci qualcosa in più del progetto.
Qual è la genesi del podcast Da clima a fondo?
In parte, nasce da Lessico e nuvole, la guida sulle parole del cambiamento climatico edita dall’Università di Torino. E, in parte, dalla nostra passione nel fare radio, maturata con il progetto Prof fantastici e dove trovarli. E così abbiamo deciso di inventare un nuovo format, coinvolgendo esperti e giovani attivisti come quelli di The Climate Route, la spedizione italiana per il clima che dalla Marmolada arriverà allo stretto di Bering.
E avete scelto che lo conducesse interamente uno studente. Come mai?
Da tempo volevamo coinvolgere su questi argomenti direttamente i giovani universitari, più vicini per motivi anagrafici ai movimenti che si battono per una giustizia climatica, formati soprattutto da giovanissimi. L’arrivo di Benjamin Cucchi, uno studente di filosofia appassionato di radio che si è avvicinato a Frida, ha esaudito il nostro desiderio.
Avete pensato a una struttura basata su dicotomie - mutamento naturale o crisi antropica, comportamento individuale o responsabilità collettiva, questione di sopravvivenza o un'opportunità per vivere meglio - perché così tranchant?
La dicotomia è stata un escamotage comunicativo, utilizziamo domande retoriche per trasmettere la complessità dei fenomeni ambientali e sociali legati ai cambiamenti climatici. Ascoltando le puntate si scopre, infatti, che la risposta è assai più intrecciata di come viene presentata.
Siete state premiate per l'approccio multidisciplinare, l'alta informatività e l'alta qualità tecnica. Come avete lavorato sulla raccolta delle fonti, la scrittura e sugli aspetti tecnici?
Abbiamo reclutato gli esperti di UniTo tra gli autori di Lessico e nuvole, che ci hanno aiutato nella comprensione di concetti complessi, e abbiamo coinvolto anche ricercatori di altre realtà. Abbiamo, poi, voluto utilizzare contenuti più pop, quali film, libri, musica e videogiochi, con i quali è stato arricchito il lavoro. E, inoltre, abbiamo raccolto le testimonianze di giovani attivisti. La scrittura del podcast Da clima a fondo è stata fondamentale, non abbiamo lasciato nulla al caso. Il progetto è stato pensato nell'ottica di avvicinare tutte le persone alla problematica e per farlo bisogna sintonizzarsi sulle emozioni. Per questo, abbiamo lavorato su una contaminazione di linguaggi, affinché il tema non venga solo inteso come un campo di ricerca bensì come una questione che riguarda tutti. Per quanto riguarda invece gli aspetti tecnici, le registrazioni e la post produzione sono state realizzate interamente all'interno degli studi di Radio 110, che per la sua attrezzatura tecnica è tuttora un vanto di UniTo.
Cosa avete compreso da questa esperienza?
Che non basta divulgare concetti scientifici. Comunicare i cambiamenti climatici è un gioco di squadra: è quindi importante fare rete, coinvolgere le tante parti che fuori dall'Università si battono per lo stesso obiettivo.