Il Piemonte Pride si fa grande: cinque le parate nell'edizione 2019
Le manifestazioni si terranno a Vercelli (11 maggio), Alessandria (1 giugno), Torino (15 giugno), Asti (6 luglio) e Novara (14 settembre)
Era il 28 giugno 1969 quando la comunità LGBTQI* marciò per la prima volta compatta. Passati alla storia come i Moti di Stonewall, la sollevazione popolare si ebbe in seguito all’irruzione violenta da parte della polizia in un bar gay del Greenwich Village, lo Stonewall Inn appunto. Mezzo secolo dopo, l’importanza dei fatti di New York è stata ribadita durante la presentazione del Piemonte Pride 2019, tenutasi martedì 7 maggio nell’aula magna del Rettorato agli Studi di UniTo L’iniziativa quest’anno, oltre a Torino il 15 giugno, coinvolge altri quattro capoluoghi piemontesi: Vercelli l'11 maggio, Alessandria l'1 giugno, Asti il 6 luglio e Novara il 14 settembre.
I cinque eventi hanno un documento politico condiviso, che comprende istanze di uguaglianza tra cittadini e cittadine. L’obiettivo è la rimozione di tutti i tipi di discriminazioni, stereotipi e pregiudizi che rappresentano un ostacolo al raggiungimento di una società equa e solidale. Le rivendicazioni sono molte e riguardano tematiche condivise da molti, non solo dalla comunità LGBTQI*: la protezione della legge 194, lo Ius Soli, la legge su eutanasia e suicidio assistito e tutela del clima.
“Il Piemonte Pride, giunto alla sua terza edizione, è un esperimento riuscito che ha creato una rete territoriale coesa grazie alla quale eventi del genere si sono moltiplicati sul territorio della nostra Regione – afferma Giziana Vetrano, coordinatrice del Torino Pride – Siamo convinti che i pride continuino a essere strumenti più che efficaci per combattere, in modo capillare, ogni tipo di discriminazione. Ancora oggi è necessario moltiplicare i pride perché possano, in futuro, non esserlo più”.
Le lotte del movimento LGBTQI*, dai Moti di Stonewall a oggi, hanno contribuito a mutare l’attenzione dell’opinione pubblica, dei mezzi di comunicazione e della classe politica. Tuttavia, tale attenzione non corrisponde ancora al completo riconoscimento delle rivendicazioni della comunità. Nel Rainbow Index 2018, indice che valuta 49 Paesi rispetto a variabili quali uguaglianza, non discriminazione, hatespeech e riconoscimento giuridico delle persone transgender, l’Italia si piazza al 34esimo posto. Il Report ILGA 2018 evidenzia per il nostro Paese un vuoto giuridico in riferimento alla Famiglie Arcobaleno, l’assenza di tutela nei confronti del bambino nato nei casi di maternità surrogata, nonché l’attacco delle organizzazioni che imbracciano le armi della cosiddetta “teoria gender”, impedendo la formazione e la sensibilizzazione contro le discriminazioni nelle scuole.