Il capolavoro restaurato del Battistello in mostra alla Galleria Sabauda
La preziosa tela di proprietà dell’Università di Torino torna agli antichi splendori. Per l’occasione, è stata temporaneamente trasferita dall’Ufficio del Rettore agli spazi dell’importante pinacoteca
I chiaroscuri, il drappo rosso, l’espressività dei volti. Il capolavoro di Battistello Caracciolo, Qui vult venire post me, non passa inosservato. Il quadro, di proprietà dell’Università degli studi di Torino, torna, ora, a splendere, grazie al restauro per il quale sono state utilizzate le più sofisticate tecniche diagnostiche.
Per l’occasione, l’opera viene esposta al pubblico negli spazi della Galleria Sabauda di Torino, dove rimarrà visibile fino al prossimo 25 giugno. Il quadro è inserito nella più ampia mostra “Battistello Caracciolo. Dialogo all'ombra del Caravaggio”, a cura di Daniela Magnetti, direttrice artistica della Banca Patrimoni Sella, e Stefano Causa, docente all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Pittore napoletano, Giovanni Battista Caracciolo (1578-1635), detto Battistello, è stato un importante seguace di Caravaggio. Uno dei suoi primi lavori che testimonia questa influenza è La liberazione di San Pietro, eseguita per la chiesa del Pio Monte della Misericordia di Napoli, che ospita proprio un capolavoro di Caravaggio: le Sette opere di Misericordia. Con questa mostra, Torino rende omaggio alla figura del pittore seicentesco; non è così anomalo il gemellaggio tra l’antica capitale sabauda e Napoli. “D’altronde, la pittura napoletana del Seicento è stata inventata proprio da un piemontese Roberto Longhi, originario di Alba, con due saggi fondamentali scritti a inizio Novecento, che la fecero diventare un grande argomento, poi, trainante della critica moderna”, ha annotato Stefano Causa, professore di storia dell’arte moderna e contemporanea, massimo studioso del Battistello.
A proporre l'esposizione è Banca Patrimoni Sella & C., in collaborazione con l'Università degli Studi di Torino, la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino e la direzione dei Musei Reali. L’inaugurazione della mostra è stata anticipata da una tavola rotonda, introdotta dal rettore di Università di Torino, Gianmaria Ajani, nel cui ufficio è tradizionalmente conservata la tela del Battistello Caracciolo. “L’opera– ha sottolineato Daniela Magnetti - viene esposta, per la prima volta, ai torinesi, insieme ai caravaggeschi della Galleria Sabauda che con questo quadro potranno dialogare”.
Qui vult venire post met, realizzata nel primo decennio del Seicento, è stata, infatti, inserita in un meditato percorso di opere caravaggesche presenti nella collezione permanente, tra i dipinti di Jusepe de Ribera, Valentin de Boulogne, Niccolò Musso, Antiveduto Gramatica e Orazio Gentileschi. “Le sale – ha precisato la direttrice della Galleria Sabauda Annamaria Bava - presentano opere molto importanti di artisti caravaggeschi piemontesi che andarono a Roma e si aggiornarono sul percorso caravaggesco e tornando in patria realizzarono diversi capolavori”.
La preziosa tela è stata restaurata e studiata con l'ausilio delle più sofisticate tecnologie diagnostiche, grazie al contributo di Banca Patrimoni Sella & C. (per la diagnostica) e di Intesa Sanpaolo (per il restauro) e al lavoro del laboratorio torinese di Thierry Radelet. Attraverso gli ultimi interventi e ricerche, è stata scritta una nuova e importante pagina su Battistello Caracciolo.