Half Earth: una sfida ecologica, ma innanzitutto etica
Di protezione della natura e delle foreste si parlerà in un evento aperto a tutti gli interessati il prossimo 7 ottobre alle ore 16.30 nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino
L’entomologo e conservazionista, nonché Premio Pultitzer, Edward O. Wilson, dopo una vita dedicata allo studio della sistematica delle formiche e dopo aver promosso l’idea rivoluzionaria della sociobiologia e sostanzialmente “promosso” il termine “biodiversità”, si è dedicato alla conservazione della natura. In questo senso ha recentemente lanciato l’idea e visione di “Half Earth” (Metà della Terra), titolo del suo omonimo libro. Alla base di questo approccio vi è il paradigma di una conservazione della natura intesa a sostenere uno sviluppo sostenibile centrato sulla protezione e il restauro degli habitat naturali, in particolare delle foreste, come elementi cruciali per mitigare i cambiamenti globali e evitare la sesta estinzione di massa.
Proteggendo il 50% del pianeta sarebbe probabilmente possibile salvaguardare l’80% della biodiversità mondiale (almeno 10 milioni di specie). Per questo gli studiosi e i biologi della conservazione stanno sempre più interagendo con i decisori politici e con i gestori degli ambienti naturali, prevedendo un processo di salvaguardia che contempli una messa in sicurezza tramite una rete di aree protette di aree sufficienti vaste a garantire la vita degli organismi del nostro pianeta. In particolare, recenti studi hanno dimostrato che è indispensabile che le foreste conservino un elevato grado di integrità e funzionalità ecosistemica.
Purtroppo, ancora oggi la pressione sugli ecosistemi continua in modo preoccupante per cui ogni anno nel mondo si perdono milioni di ettari di foreste a causa del disboscamento e altrettanti milioni e milioni di ettari sono interessati da incendi e tagli indiscriminati, spesso dovuti – in particolar modo ai tropici - all’indigenza delle popolazioni locali. Per scongiurare il collasso degli ecosistemi, l’umanità deve adottare da subito strategie globali che mirino al rispetto dei cicli naturali su una superficie consistente del Pianeta se vuole assicurare la permanenza della vita per come la conosciamo. La complessità della natura è tale che è necessario mettere in pratica soluzioni coordinate di protezione delle foreste per garantire la persistenza di tutti i processi naturali, compresi i grandi disturbi naturali, per assicurare la stabilità del Pianeta, la persistenza della biodiversità e anche per lasciare un riferimento alle generazioni future di come era la Terra prima della sua trasformazione profonda avvenuta durante l’Antropocene.
Di protezione della natura e delle foreste si parlerà in un evento aperto a tutti gli interessati il prossimo 7 ottobre alle ore 16.30 nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino - nell’ambito della seconda giornata italiana Half Earth: una sfida ecologica, ma innanzitutto etica. Dopo la prima giornata organizzata dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, la giornata di quest’anno è promossa dal Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, che negli ultimi anni ha prestato particolare attenzione al ruolo dei musei naturalistici nella conservazione della natura e per lo studio della biologia delle estinzioni, insieme al dipartimento che intende promuovere il primo dottorato italiano sulla sostenibilità intesa come intersezione di saperi scientifici ed umanistici e che ha avviato un centro in Madagascar a sostegno della foresta di Maromizaha. L’evento vedrà l’intervento di ricercatori impegnati in campo botanico e zoologico, i quali forniranno indicazioni sulla necessità di un “new deal per l’ambiente” fra istituzioni governative e di ricerca, fondazioni, gestori delle aree protette e la comunità, aderendo al progetto “Half Earth”. Il messaggio è chiaro: dobbiamo non solo lasciare alle generazioni future un mondo vivibile, ma soprattutto dobbiamo fare il possibile per limitare le estinzioni attualmente in corso.