Festa della musica, spettacolo teatrale in Rettorato
Il monologo mitologico con suoni, canti e danze "Impari Atena" ha il proprio fulcro nella statua di Minerva ed è inserito nel calendario di UniVerso, l’osservatorio permanente sulla contemporaneità di UniTo
Martedì 21 giugno, in occasione della Festa della Musica celebrata dal 1985, nel Cortile del Rettorato (via Verdi 8/via Po 17 Torino) si terrà, alle ore 21,30, lo spettacolo di teatro musicale Impari Atena, scritto e diretto dal Prof. Alberto Rizzuti, docente di Storia della civiltà musicale all’Università di Torino. Lo spettacolo è inserito nel palinsesto di UniVerso, l’osservatorio permanente sulla contemporaneità di UniTo.
Basato sul mito classico della gara musicale fra il dio Apollo e il sileno Marsia, il monologo mitologico con suoni, canti e danze Impari Atena ha il proprio fulcro nella statua di Minerva – l’Atena dei Greci – collocata nel cortile del Palazzo dell’Università in occasione delle celebrazioni per il sesto centenario dell’Ateneo (2004).
Marsia (Ugo Piovano), il sileno che ha osato sfidare Apollo (Carlo Pestelli) nell’arte di far musica, è un virtuoso dello strumento – l’aulos, una sorta di doppio flauto – inventato, suonato e abbandonato a suo tempo da Atena. Rinvenutolo per caso, Marsia aveva imparato a suonarlo talmente bene da ritenersi in grado di competere con Apollo, sommo cantore e grande virtuoso di kithara, una cetra a sette corde. La gara, che illustra l’opposizione fra musica che educa e musica che eccita il corpo di Tersicore, la musa della danza (Giada Feraudo), nasce su presupposti opinabili: la natura delle prove è decisa da Apollo, e il giudizio sui contendenti spetta alle Muse (la componente femminile della Corale universitaria), sottomesse al potere del dio e perciò refrattarie a decretarne la sconfitta.
Atena, che in questa riscrittura del mito assiste impassibile a una contesa palesemente asimmetrica, è il bersaglio degli strali di Euterpe, la musa della poesia lirica (Camilla Nigro) che, ergendosi a protettrice di Marsia insieme a Calliope, musa della poesia eroica (Michela Greco), la accusa di non sapere, e soprattutto di non voler esercitare la Giustizia. La requisitoria inchioda la dea alle sue molte, inconfessabili responsabilità: l’affilato senso critico di Euterpe evidenzia in Atena il dettaglio – tanto difficile da notare quanto essenziale nell’economia del dramma – in cui si annida la sua colpa. Di qui l’accusa di essere ìmpari; ma anche l’auspicio che, grazie alle parole di Euterpe, alle danze di Tersicore, ai suoni di Marsia, ai canti di Apollo e ai commenti delle Muse, Atena impàri a non essere ìmpari. E che ne dia prova salvando Marsia da un supplizio orribile.