Due studenti UniTo tra i vincitori di Devs for Health, l'hackathon dedicato al fenomeno dell'HIV
Sabdi Valverde e Federico Bruno nel team che ha sviluppato fHIVe, l'app che semplifica l'accesso alle cure e fa emergere i casi di contagio
Si è concluso giovedì 10 settembre l’hackathon online Devs for Health, il primo progetto italiano di open innovation dedicato al fenomeno dell’HIV. L’iniziativa è stata promossa e organizzata da Gilead Sciences, società biofarmaceutica impegnata da oltre 20 anni nella ricerca e nella scoperta, sviluppo e commercializzazione di farmaci innovativi per patologie molto gravi.
A vincere l’hackathon sono stati UNLOCK 4/90 e fHIVe: due progetti che esprimono il migliore connubio tra innovazione, fattibilità e coerenza con gli obiettivi della kermesse, ovvero trovare soluzioni per migliorare la qualità della vita del paziente e contribuire all’emersione del fenomeno dell'HIV. A sceglierli una giuria multidisciplinare composta da medici, esperti di digital health, rappresentanti di associazioni e istituzioni.
Nel team del progetto vincitore fHIVe ci sono anche due studenti UniTo: Sabdi Valverde, neolaureata del corso di laurea magistrale in Molecular Biotechnology, già vincitrice dell'hackathon per la sclerosi multipla organizzato da Novartis, e Federico Bruno, studente al secondo anno del corso di laurea magistrale in Scienza dei Materiali del Dipartimento di Chimica.
fHIVe è un'app semplice e intuitiva che nasce per risolvere due problemi, diversi ma collegati tra loro: far emergere il sommerso e semplificare l'accesso alle cure. Per farlo fHIVe si fa in cinque: profila l'utente, lo sensibilizza, lo informa sul test, semplifica il rapporto con i medici, tutela la sua privacy. Grazie a un quiz iniziale l'app profila l'utente, nelle sue sezioni è possibile trovare informazioni sull'infezione, una mappa dei centri più vicini dove è possibile fare il test dell’HIV e una guida su come fare il test di auto-diagnosi a casa. Il fulcro dell’app è la sezione dedicata a semplificare l’accesso alle cure, automatizzando la richiesta di farmaci e attivando servizi come il delivery sfruttando piattaforme esistenti (per esempio Glovo o shop.farmacia Italia), o l’ubicazione di smart locker simili a quelli di Amazon.
L’app dà anche informazioni su attività e servizi forniti dalle associazioni di volontariato, con l’obiettivo di sensibilizzare l’utente e informarlo sui rischi della mancata diagnosi e sui test. Una soluzione che aiuterà a far emergere i circa 18mila casi di infezione che si stima siano ancora non rilevati, per lo più tra persone giovani che hanno contratto l'HIV ma ne sono inconsapevoli. Non è raro, infatti, che l’infezione si palesi solo dopo diverso tempo dal contagio e che venga diagnosticata anche a distanza di anni (4,5 - 5 in media), un ritardo che può condizionare in negativo il decorso dell’infezione e l’efficacia delle terapie, nonché aumentare le possibilità di trasmettere il virus ad altri.
Ai membri dei team ideatori dei progetti vincitori sono stati assegnati 3mila euro in buoni Amazon, oltre all’opportunità di partecipare il prossimo ottobre alla fase successiva di Devs for Health: 5 giornate di bootcamps dove, grazie a un supporto tecnico e formativo, potranno trasformare la loro idea in un prodotto digitale “pronto all’uso”. Devs for Health è infatti un vero percorso di open innovation e come tale punta a innovare concretamente nella lotta all’HIV aprendo a nuove competenze professionali, creative e tecnologiche, sostenendole in tutto il processo, dalla fase ideativa dell’hackathon a quella realizzativa dei bootcamps.