Cyberbullismo, Atenei presentano ricerca pilota: coinvolti 1000 studenti di 48 scuole e 300 insegnanti
Realizzata dall’Università di Torino e del Piemonte Orientale, l'indagine mette per la prima volta a confronto la percezione dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo nel periodo prepandemico con quelli del periodo pandemico e delle prime riaperture
Questa mattina, venerdì 12 novembre 2021, vengono presentati nella Sala Mario Allara dell’Università di Torino – in occasione del convegno “Secondo il mio punto di vista”. Bullismo e cyberbullismo esplorati con gli occhi degli adolescenti – i primi risultati della ricerca-intervento pilota sul tema, promossa da Consiglio regionale del Piemonte, Corecom Piemonte, Regione Piemonte e Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte e realizzata dalle Università degli Studi di Torino e del Piemonte Orientale.
Sono state coinvolte nell’indagine 48 scuole piemontesi (tra istituti scolastici secondari di primo e di secondo grado e agenzie formative), per un totale di 56 classi in 8 province. Il campione è costituito da circa 1000 tra studenti e studentesse, 300 insegnanti e 100 rappresentanti del personale ATA. Il lavoro nasce dalla volontà, espressa nella legge regionale 5 del febbraio 2018 (Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo), di comprendere e monitorare la presenza di atti di prevaricazione che si possono manifestare anche online con conseguenze nella vita reale.
Per queste ragioni la ricerca si è proposta tre obiettivi principali:
- Raccogliere informazioni sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo secondo la prospettiva di tutti gli attori, ma principalmente dal punto di vista dei ragazzi e delle ragazze
- Stimolare la riflessione libera sull’argomento, sollecitando ogni adulto e ogni ragazzo e ragazza a indagare la propria opinione e la propria conoscenza di questi fenomeni
- Sollecitare i ragazzi e le ragazze a comporre delle proprie richieste da proporre agli amministratori e agli educatori per trattare e contrastare il bullismo e il cyberbullismo
I risultati riportano le percezioni sul fenomeno del bullismo e del cyberbullismo dai diversi punti di vista interpellati (studenti e studentesse, insegnanti e personale ATA). La particolarità della ricerca consiste nell’aver messo a confronto i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo nel periodo prepandemico con quelli del periodo pandemico del lockdown e delle prime riaperture.
Dall’analisi dei dati raccolti si conferma che i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo sono molto complessi da definire, conoscere e interpretare e necessitano non soltanto dello sguardo degli adulti, ma anche dello sguardo di coloro che possono esserne direttamente coinvolti. A riprova di ciò si rilevano alcune discrasie tra la percezione del fenomeno secondo il punto di vista dei ragazzi e delle ragazze e quello degli adulti che si occupano di loro. Per esempio, gli studenti e le studentesse coinvolti/e nella ricerca hanno dichiarato che, a loro avviso, con la ripresa delle attività in presenza sarebbero diminuite le aggressioni fisiche. Gli adulti, viceversa, non hanno manifestato una percezione analoga.
Gli episodi di bullismo e cyberbullismo osservati dai ragazzi e dalle ragazze sarebbero, per quanto riguarda le aggressioni fisiche, diminuiti tra prima del lockdown (20,4%) e l’attuale anno scolastico (15,6%). Un calo che non sarebbe stato percepito dagli insegnanti, che ne segnalano una sostanziale stabilità; il dato sarebbe, infatti, rimasto invariato tra il periodo prima del lockdown (23,6%) e l’attuale anno scolastico (23%).
Viceversa, a proposito della prevaricazione online esistono importanti convergenze tra lo sguardo adulto e quello degli adolescenti: infatti, nonostante l’utilizzo massiccio delle tecnologie online nel periodo pandemico, tra i ragazzi e le ragazze la percezione di condotte riconducibili al cyberbullismo pare essersi attenuata nella fase del rientro a scuola, pur rimanendo a livelli non trascurabili. Così la pensano anche i loro insegnanti.
I luoghi del bullismo, in base alle testimonianze degli studenti, sono – in ordine – la scuola, i social, le app di messaggistica, gli spazi fuori dalla scuola e la strada. Gli episodi subiti più ricorrenti, raccontati da chi, ragazzo o ragazza, ne è stato vittima, sono essere preso/a in giro o insultato/a per l’aspetto fisico, il modo di parlare e le opinioni: prima del lockdown (14,8% più volte al mese), durante il lockdown (8,7% più volte al mese), quest’anno scolastico (8,8% più volte al mese).
“Discrasie e convergenze non devono stupire. Come già rilevato, i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo –sottolineano le curatrici della ricerca Anna Rosa Favretto, Emanuela Torre, Maria Adelaide Gallina, Stefania Fucci e Tania Parisi – sono complessi da cogliere e da decodificare, risentono del contesto in cui si manifestano e, in ultima analisi, richiedono una pluralità di sguardi per essere colti”.
“Abbiamo portato a termine un lavoro significativo sulla tutela dei minori, la volontà di cambiamento e innovazione ora – dichiara Alessandro De Cillis, presidente Corecom Piemonte – ha un riferimento scientifico. 1000 studenti hanno partecipato alla ricerca attiva restituendo una cartina di tornasole utile e necessaria. La particolarità della ricerca consiste nell’aver messo a confronto i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo nel periodo prepandemico con quelli del periodo pandemico del lockdown e delle prime riaperture evincendo anche una differente percezione del problema tra i ragazzi e il mondo degli adulti”.
“Poniamo l'accento sull'avanzamento delle tutele che conseguirà da questo lavoro, perché – spiega Gianluca Nargiso, vicepresidente Corecom Piemonte – rileva il fenomeno guardandolo “con gli occhi degli adolescenti”. È solo sposando questo angolo visuale che si potrà da un lato cogliere la perniciosità e le insidie delle fattispecie di cyberbullismo e dall'altro capire come fare per arginare e debellare queste devianze”.
“Sono particolarmente felice che, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, sia stata portata a termine – precisa Ylenia Serra, Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Piemonte – questa ambiziosa e innovativa ricerca che mira proprio a valorizzare e rafforzare la partecipazione diretta delle persone di minore età in una tematica così attuale e prioritaria per la loro crescita serena. Ci aiuterà a orientare meglio le nostre politiche di prevenzione e contrasto al fenomeno”.