Con il progetto A.P.P.A.® UniTO porta i medicinali essenziali nel Sud del mondo
Da 12 anni l'Università di Torino aiuta i Paesi in via di sviluppo in ambito sanitario, grazie alla collaborazione con la realtà territoriale in ambito farmaceutico
A.P.P.A.® (Aid Progress Pharmacist Agreement Onlus) è un progetto di cooperazione sanitaria internazionale, frutto di un’intensa collaborazione tra il mondo accademico, rappresentato dal Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell'Università di Torino e i farmacisti del territorio. Si basa su un lavoro di volontariato senza fini di lucro che si propone di aiutare i Paesi in via di sviluppo in ambito sanitario, il cui scopo principale è la realizzazione, presso strutture sanitarie dislocate in tali Paesi, di laboratori per preparare medicinali galenici in base alle esigenze terapeutiche individuate dai medici locali.
"I galenici sono quei medicinali che possono essere allestiti in tutto il mondo direttamente dalla figura professionale del farmacista", spiega la professoressa Paola Brusa, vicepresidente di A.P.P.A.® e tra i soci fondatori del progetto. "Prendiamo come base di partenza l'elenco dei medicinali essenziali della World Health Organization e andiamo nei Paesi che hanno richiesto la nostra collaborazione ad insegnare un lavoro nuovo al personale locale - continua Brusa -. Con la galenica è possibile personalizzare dosaggi e forme farmaceutiche in base alle esigenze dei pazienti e allestire medicinali sicuri e di qualità, aspetto non da poco se si considera che un'elevata percentuale dei medicinali acquistabili nei Paesi in via di sviluppo è contraffatta e quindi del tutto inefficace".
A.P.P.A.® ha mosso i primi passi 12 anni fa e ha superato le aspettative di chi lo ha progettato sulla carta: "Allora non potevamo immaginare che i laboratori sarebbero aumentati così rapidamente né che saremmo riusciti a preparare supposte nel Sud del mondo per via delle condizioni climatiche avverse, invece ce l'abbiamo fatta - prosegue Brusa -. Se ci fermassimo alle difficoltà che vanno affrontate ogni volta che prendiamo accordi con un nuovo Paese, dall'ottenimento dei visti allo sdoganamento della merce, passando per le 'mafie' locali, potrebbe venirci voglia di dedicarci a progetti minori, ma di fronte al sorriso dei bambini guariti o delle mamme che finalmente possono dare medicinali ai loro figli, non abbiamo dubbi di star facendo la cosa giusta".
Alcuni laboratori dell'Africa subsahariana hanno dovuto interrompere le attività che ormai conducevano in autonomia a causa degli attacchi terroristici di Boko Haram. Un imprevisto politico da tener presente anche quando si organizza una nuova trasferta di tesisti e volontari di A.P.P.A.® per controllare che i medicinali prodotti nei laboratori locali stiano mantenendo standard qualitativi adeguati. Dopo un anno di preparazione, nel primo semestre del 2017 alcuni studenti partiranno per Haiti e per l'Angola, in autunno invece è prevista una nuova trasferta per il Madagascar.
"Quando siamo partiti con il progetto, nei Paesi dell'Africa subsahariana i medicinali erano molto cari, oltre ad essere contraffatti - spiega la professoressa -. Con il passare degli anni, Cina e India hanno cominciato a fornire medicinali contraffatti, ma economici. La nostra sfida più grande è stata spiegare ai pazienti che conveniva spendere un po' di più e avere la garanzia di guarire. Siamo riusciti nell'intento sia in Madagascar, dove il prezzo dei medicinali è sceso molto, sia in Angola, dove però il livello di contraffazione resta elevato. Ora ci hanno chiesto di aumentare la produzione. In 10 anni abbiamo allestito, per parlare di una forma farmaceutica, 10 milioni di capsule, una cifra ridicola per il settore, ma enorme per dei piccoli laboratori. La nuova sfida sarà insegnare ai farmacisti locali a fare anche le compresse. La novità è che abbiamo appena vinto un bando di una banca che ci permetterà di ottenere i fondi necessari a garantire le condizioni ambientali adeguate per utilizzare una comprimitrice nei laboratori dell’Angola e del Madagascar".
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