Alla scoperta di Sostenibili perCorsi con Luca Morino: sei incontri sulle ricerche di UniTo
Al via gli eventi online del progetto di public engagement sull'acqua dell'Ateneo curato dal musicista torinese. Con la partecipazione straordinaria del Dottor Lo Sapio
Inizia oggi Sostenibili perCorsi, progetto di public engagement dell’Università di Torino per la promozione di contenuti scientifici e didattici con un focus sull’acqua e sulla salute umana. Un programma di edutainment strutturato in sei incontri e curato da Luca Morino, musicista, storico leader dei Mau Mau, ma anche geologo di formazione. Al centro del progetto si collocano le attività di tre laboratori di UniTo: l’Orto Botanico di Torino, fondato nel 1729, il Geodidalab di Ivrea, specializzato in educazione ambientale, e l'Alpstream di Ostana, che si occupa della tutela dei sistemi fluviali delle Alpi. I sei eventi online saranno visibili sulla pagina Facebook del progetto (ma pure su Youtube): si inizia il 22 dicembre e si chiude il 22 marzo, Giornata mondiale dell’acqua. Ne abbiamo parlato con Luca Morino.
Come e quando nasce Sostenibili perCorsi?
Il progetto di public engament è stato avviato un anno fa ed è stato rimodulato dopo l’emergenza sanitaria, perché precedentemente erano previsti eventi dal vivo mentre successivamente, per forza di cose, abbiamo deciso una modalità online. Abbiamo realizzato tre video che sono altrettanti focus sui laboratori coinvolti e programmato sei incontri online. L’obiettivo è stato quello di utilizzare mezzi non convenzionali dal punto di vista accademico per fare un salto fuori dal mondo universitario valorizzando un patrimonio di interesse pubblico. Per questo motivo, ho coinvolto un personaggio della Torino alternativa come Vito Miccolis, in arte Dottor Lo Sapio, abituato a incontri che coinvolgono persone di mondi differenti. Questo pomeriggio, alle 18,30, sarà lui a inaugurare la prima puntata di "Invito alla scienza".
I germogli di questo progetto risalgono alla sua formazione da geologo?
In un certo senso sì, mi sono laureato in Scienze geologiche e ho mantenuto rapporti con ex compagni diventati ricercatori e docenti. Tra il mio mondo di artista e l’università, gli anelli di congiunzione per questo progetto sono la comunicazione e la geologia. La musica è rappresentata dal sottofondo che accompagna i focus dei laboratori e, se si riuscirà, anche da un evento pubblico in presenza in occasione del 22 marzo.
Come affrontate un tema universale come quello dell'acqua?
Ognuno dei tre laboratori ha un punto di applicazione diverso nella ricerca rispetto all'acqua. Il fatto di sviscerare il tema in modi diversi dà la possibilità di sentirsi pienamente coinvolti da un elemento fondamentale per la vita del pianeta, che deve essere protetto e curato. Nonostante viviamo in un Paese occidentale quasi privo di problematiche relative alla carenza di risorse idriche, questo non è un fatto che possiamo dare per scontato. Qualche mese fa, ho realizzato un lavoro per un convegno sul prosciugamento negli ultimi 50 anni del Lago Ciad: il problema di un lago che si prosciuga a migliaia di chilometri dall’Italia impiega poco tempo a diventarlo pure per noi. Le migrazioni e gli spostamenti di masse sono, infatti, anche dovuti dalla ricerca di un luogo dove si possa sopravvivere perché dove si vive non c’è più acqua.
In che termini ha lavorato sulla musica per comunicare l'importanza dell'acqua e della ricerca che la riguarda?
Che un musicista dia estrema importanza alla musica è un fatto naturale, ma quando uno si trova ad accompagnare immagini e parole deve fare un grande lavoro di dosaggio per far sì che la musica non sia protagonista o invadente ma al servizio. Per questo motivo, nell'approccio creativo al progetto, ho privilegiato la musica elettronica e digitale perché crea una tessitura che lascia spazio alle parole. L'elettronica dà la possibilità di essere più delicati nell'invasione di frequenze.