Ricerca e innovazione per formare i giornalisti
La nuova edizione del Master di Giornalismo dell'università si pone l'obiettivo di formare figure professionali altamente qualificate nel settore della comunicazione digitale e punta a diventare un centro di ricerca e innovazione per il giornalismo.
Parlare del futuro dell'informazione e dei giornali di questi tempi è un'impresa complicata, un po' perché come direbbe lo scrittore di fantascienza William Gibson, "il futuro è adesso", un po' perché non c'è più quella che un tempo si poteva definire l'industria dell'informazione. Il giornalismo contemporaneo infatti viene sempre più spesso identificato come post-industrial journalism, definizione coniata da C.W. Anderson, assistant professor del Department of Media Culture al College of Staten Island, Emily Bell, Direttrice del Tow Centre for Digital Journalism e Clay Shirkly, docente alla New York University, nel report scritto per la Columbia Journalism School intitolato appunto Post-Industrial Journalism: Adapting to the Present, in cui si delineano le caratteristiche del giornalismo attuale e la sua trasformazione.
In questo contesto di continuo cambiamento, il Master in Giornalismo dell'Università di Torino, che ha aperto le iscrizioni per il biennio 2016/2018, si pone l'obiettivo di formare figure professionali altamente qualificate nei settori del giornalismo professionale, della cross-medialità e dei nuovi media, che abbiano tutte le skill necessarie per essere competitivi nel mercato attuale della comunicazione, caratterizzato da una forte pervasività di internet e del digitale.
Gli studenti durante le lezioni avranno l'opportunità di imparare e praticare le competenze di cui i nuovi media hanno bisogno: il data journalism, ovvero quell'approccio giornalistico che fa un uso intensivo di database, mappe digitali e software per analizzare, raccontare e visualizzare un fenomeno o una notizia, il fact-checking, la verifica delle fonti in tempo reale e lo storytelling, perché saper raccontare le notizie con i nuovi media è fondamentale. Per raggiungere questo obiettivo saranno coinvolte importanti istituzioni internazionali come il Google NewsLab, Polis, il centro di ricerca della London School of Economics, il Centre de Formation des Journalistes di Parigi e la Columbia University Graduate School of Journalism e il Reuters Institute for the Study of Journalism, ma anche nazionali come il centro di ricerca Nexa per Internet e Società del Politecnico di Torino e la Scuola Holden.
"Uno dei nostri scopi - ha spiegato Anna Masera, direttrice delle testate del Master in Giornalismo dell'Università di Torino, giornalista caporedattrice e public editor de La Stampa, ex capo ufficio stampa della Camera dei Deputati - è quello di fare rete. Nell'era di internet non ha senso che le scuole siano chiuse e non comunicanti con l'esterno. Puntiamo molto anche sull'internazionalità, perché siamo in un mondo globale e il giornalismo è globale, non ha senso formare figure professionali solo per il mercato italiano. Il Master ospiterà dall'estero visiting professor di qualità giornalistica a livello internazionale per approfondire tematiche di grande attualità, offrire competenze specifiche e raccontare le loro esperienze e agli studenti inoltre sarà offerta la possibilità di fare scambi con i centri di ricerca esteri".
Il Master in Giornalismo dell'Università di Torino non è solo una scuola per la formazione continua dei giornalisti, ma ha anche l'obiettivo di diventare un centro di ricerca per il giornalismo digitale. "Noi vorremmo fare ricerca accademica - ha aggiunto Anna Masera - che è una cosa che le scuole di giornalismo tendono un po' a non fare. È molto importante la ricerca, soprattutto nel nostro campo considerando che il giornalismo è in grande sviluppo ma i giornali sono in crisi. I media hanno bisogno di ricerca e innovazione per scoprire nuovi modelli e nuove possibilità di crescita. Ci terrei moltissimo che gli studenti che avessero voglia di sperimentare possano farlo in un ambiente accademico e l'Università di Torino mi sembra sia l'ambiente adatto. Il Rettore Ajani mi ha sempre dato molto sostegno su questo fronte, anche per cercare di ottenere i fondi europei per la ricerca e mettere a frutto le nostre migliori competenze".